Il ragazzo giusto
di Vikram Seth
In effetti ci sono voluti quasi dieci anni a scriverlo, di cui uno passato in India quando ormai Vikram Seth viveva negli Stati Uniti. E pensare che era nato con l’idea di scrivere breve pezzo sull’India, ma dopo le prime 500 pagine, Vikram Seth si accorse che qualcosa mancava e ricominciò a scrivere da capo: questo è il risultato. Ora è difficile pensare che manchi qualcosa.
Il romanzo si apre sul matrimonio di Savita, che si sposa con un ragazzo scelto dalla madre. In questa occasione la madre dichiara che anche Lata, la sorella minore, avrà presto un matrimonio combinato, nonostante la sua volontà di scegliersi da sola la propria vita.
Ovvero il matrimonio combinato e oltre, molto oltre
Così dice Vikram Seth quando parla dei suoi libri.
Un’affermazione che detta da un qualsiasi altro scrittore potrebbe sembrare banale oppure servile nei confronti dei propri lettori. Ma così non può essere per Vikram Seth, uno scrittore che ha il coraggio di scrivere prima un poema in stanze pushkiniane e poi un romanzo di 1600 pagine. Non c’è dubbio però che i suoi libri, nonostante le premesse, siano veramente per i lettori quando poi si inizia a leggerli.
Sto parlando in particolare del Ragazzo giusto, forse il suo romanzo più famoso.
Lo dico subito, chiaro e tondo. Sono 1600 pagine, scritte pure piccolo. Non è leggerissimo da far entrare in borsa e da leggere sul treno o sull’autobus. I personaggi sono numerosi e lo schemino con l’albero genealogico che compare nelle prime pagine ci vuole proprio, almeno all’inizio.Nonostante questo, o forse proprio grazie a questo, Il ragazzo giusto è un libro da leggere. Uno di quelli che vorresti non finisse mai e, per fortuna, quando si guarda quanto manca sembra proprio non finire mai.
Deve aver pensato la stessa cosa l’agente letterario di Londra a cui Vikram Seth mandò il manoscritto, direttamente da Delhi: allora erano 5000 cartelle. Visto che è stato pubblicato e per di più con grande successo, anche lui però deve avere apprezzato il monumentale lavoro dell’autore.
In effetti ci sono voluti quasi dieci anni a scriverlo, di cui uno passato in India quando ormai Vikram Seth viveva negli Stati Uniti. E pensare che era nato con l’idea di scrivere breve pezzo sull’India, ma dopo le prime 500 pagine, Vikram Seth si accorse che qualcosa mancava e ricominciò a scrivere da capo: questo è il risultato. Ora è difficile pensare che manchi qualcosa.
Il romanzo si apre sul matrimonio di Savita, che si sposa con un ragazzo scelto dalla madre. In questa occasione la madre dichiara che anche Lata, la sorella minore, avrà presto un matrimonio combinato, nonostante la sua volontà di scegliersi da sola la propria vita.
Il tema dei matrimoni combinati in India è ormai risaputo e da un certo punto di vista sarebbe stato anche facile “marciarci sopra”. Ma non è questo lo spirito del libro, che non è una denuncia di questa tradizione, né tantomeno un giudizio. La madre, alla disperata ricerca del ragazzo giusto, alla fine risulta quasi simpatica nel suo ruolo di madre impicciona e non troppo diversa da certe mamme italiane, apprensive e dominatrici. La cornice degli avvenimenti dell’India post-indipendenza degli anni Cinquanta ambientati nel villaggio immaginario di Brahmpur, specchio di un paese in trasformazione, rende il racconto molto più completo di una semplice ricerca dell’uomo da sposare.
È vero che molti sono gli sforzi alla ricerca del ragazzo giusto da far sposare a Lata, ma il romanzo si spinge ben oltre e racconta, in modo realistico e delicato, la vita politica, le scappatelle dei fratelli, i tradimenti delle mogli, le feste religiose che scandiscono il passare degli anni, le apprensioni di una madre e la voglia di libertà di una figlia, gli incontri poetici e letterari, la nascita di una nipotina da viziare, le lettere scritte con amore, la passione furidonda, gli esami all’università e gli incontri mondani.
In mezzo a tutto questo, c’è in effetti anche la ricerca del futuro marito di Lata ed è sempre la stessa domanda a insinuarsi fra le righe: chi sarà il ragazzo giusto? Il ragazzo dalle scarpe bicolori, il romantico poeta o il compagno di università musulmano? Inutile tifare per l’uno o per l’altro, come inevitabilmente faremo, la facoltà di scelta è negata a noi lettori ed è la storia a portarci verso il destino inesorabile.
Nonostante gli innumerevoli avvenimenti, non c’è una trama vera e propria: Il ragazzo giusto è un lungo romanzo che riesce a parlare della vita di una famiglia indiana seguendola passo passo, con occhi discreti che diventano sempre più interessati, con uno sguardo leggero che alla fine diventa sempre più vissuto, partecipato, instancabile. Nonostante l’India, con le sue assurdità e contraddizioni, a volte può sembrare veramente lontana, è questo sguardo che ci fa seguire la storia di una famiglia indiana degli anni Cinquanta un po’ come se fosse la storia della nostra famiglia.
È vero che molti sono gli sforzi alla ricerca del ragazzo giusto da far sposare a Lata, ma il romanzo si spinge ben oltre e racconta, in modo realistico e delicato, la vita politica, le scappatelle dei fratelli, i tradimenti delle mogli, le feste religiose che scandiscono il passare degli anni, le apprensioni di una madre e la voglia di libertà di una figlia, gli incontri poetici e letterari, la nascita di una nipotina da viziare, le lettere scritte con amore, la passione furidonda, gli esami all’università e gli incontri mondani.
In mezzo a tutto questo, c’è in effetti anche la ricerca del futuro marito di Lata ed è sempre la stessa domanda a insinuarsi fra le righe: chi sarà il ragazzo giusto? Il ragazzo dalle scarpe bicolori, il romantico poeta o il compagno di università musulmano? Inutile tifare per l’uno o per l’altro, come inevitabilmente faremo, la facoltà di scelta è negata a noi lettori ed è la storia a portarci verso il destino inesorabile.
Nonostante gli innumerevoli avvenimenti, non c’è una trama vera e propria: Il ragazzo giusto è un lungo romanzo che riesce a parlare della vita di una famiglia indiana seguendola passo passo, con occhi discreti che diventano sempre più interessati, con uno sguardo leggero che alla fine diventa sempre più vissuto, partecipato, instancabile. Nonostante l’India, con le sue assurdità e contraddizioni, a volte può sembrare veramente lontana, è questo sguardo che ci fa seguire la storia di una famiglia indiana degli anni Cinquanta un po’ come se fosse la storia della nostra famiglia.
Ciao,
RispondiEliminagrazie per la visita al mio blog,
molto bello il tuo certamente ti ruberò qualche idea per le mie prossime letture!Torna a trovarmi!
Io questo libro l'ho trovato un po' pesante... non è male la storia, ma è troppo lungo e uno si perde nei dettagli.
RispondiEliminaciao
E' vero, e' molto lungo e confesso che a me i "mattoni" sono sempre piaciuti.
RispondiEliminaPero' penso che la lunghezza e i dettagli servano proprio per farci amare dei personaggi che altrimenti sarebbero personaggi "normali", che cosi' invece diventano quasi persone reali...
Ciao Silvia,
RispondiEliminaè proprio quello che ho pensato leggendo il libro: vorrei che non finisse mai.
Mi piace molto il tuo blog, è intelligente e pieno di spunti. Specialmente per me, che sono da anni appassionata dell'India e della letteratura indiana di lingua inglese. Ho scoperto varie opere recensite da te che non ho ancora letto (ma probabilmente farò).
Ciao,
Eniko
Ciao Eniko e grazie mille per il tuo commento. Mi fa molto piacere che anche a te sia piaciuto molto "Il ragazzo giusto" e soprattutto mi fa ancora più piacere conoscere un'altra appassionata di India e di libri indiani...
RispondiEliminaMi farebbe molto piacere scambiare idee sui libri che hai letto, o anche sulle tue esperienze "indiane" - di ogni tipo!
Grazie, benvenuta e, spero, a presto!
Certo, volentieri! Anche perchè mi sento un pò in un guscio con questa mia passione, nessuno è veramente interessato alle mie letture. Poi il cinema, la musica, la poesia... un universo senza pari da esplorare.
RispondiEliminaStasera mi guardo Slumdog Millionaire, anche perchè questi giorni sto leggendo Shantaram di Greory Roberts (lo so, c'entra poco con la IWE ma è un mattone gradevole) e vivo immersa nello slum di Mumbai da giorni. Chiaramente ambedue hanno dei pesanti filtri occidentali ma m'incuriosiscono lo stesso.
Silvia, continua quello che fai. Stai facendo un ottimo lavoro con il tuo blog.
Ciao. :)
Grazie!
RispondiEliminaAnche per me questa è una passione che coltivavo nella mia solitudine libresca, per questo ho deciso di scrivere un blog, per convididerla con altri appassionati! Ora è sempre solitudine nella vita reale, ma per lo meno mi sento un po' meno sola nel mondo virtuale.
E' veramente un grande universo da esplorare, quello dell'India, non si finisce mai di imparare...
Shantaram è proprio un gradevole mattone, scorre via nelle sue numerosissime pagine. Certo, ha un filtro occidentale e se non ne avessero parlato come di un capolavoro forse lo avrei apprezzato di più!
Allora hai visto The millionaire? Cosa ne pensi? Fammi sapere!
un carissimo saluto
Ciao Silvia!
RispondiEliminaSono D.E.V. Mi ha fatto tanto piacere leggere il tuo giudizio su questo libro.
Io ho iniziato a leggerlo da poco,ma è riuscito ad attirare la mia attenzione e ad incuriosirmi dalle prime parole che ho letto.Non mi succedeva da tanto tempo...
Tutte le volte che devo smettere di leggere lo faccio a malincuore...
è semplicemente favoloso!
Ciao D.E.V.! Che piacere vederti qui!
RispondiEliminaMi fa piacere che tu ti stia cullando nella lettura del Ragazzo giusto.
I personaggi da un certo punto in poi diventano familiari, come fratelli e sorelli o amici e conoscenti stretti... nessun personaggio è in sè eccezionale o fantastico, ma sono tutti talmente reali e ben descritti, che è difficile staccarsene.
Fammi poi sapere quando lo avrai finito!
ciao silvia, dopo vari romanzi riguardanti cina giappone e india, mi sono imbattuta per caso ne "il ragazzo giusto!" ...le prime pagine non mi avevano entusiasmato come tutti gli altri, ma una volta entrata nella storia mi sono appassionata tantissimo! ora sono intorno alla 300esima pagina e guardando il libro mi sembra di essere ancora all' inizio!di solito leggo molto velocemente, ma questo libro mi fa avanzare molto lentamente...magari così aumenta il gusto di leggerlo :)
RispondiEliminaciao e un bacio, pi.
Ciao pi,
RispondiEliminaè vero: di questo libro non si può dire che sia avvincente o che ti prenda dalle prime pagine; ci si addentra a poco poco, ma poi ci si resta con piacere, senza esigere colpi di scena o colpi di genio, solo assaporando il gusto di vivere la vita di una famiglia indiana.
Anche a distanza di anni, è difficile dimenticare scene e personaggi.
Buona lettura, allora, che spero proceda lenta e appassionante!
Quali altri libri indiani hai letto o ti sono piaciuti?
L’ho finito ormai da una settimana ma ancora penso ai personaggi di questo libro e mi piacerebbe proprio sapere come sono andate avanti le loro vite. Dopo un mese e mezzo in cui mi hanno fatto compagnia quasi tutte le sere, ho fatto proprio fatica a separami da loro. Ogni loro difetto, ogni loro indecisione, li hanno resi cosi’ vivi che non ho potuto fare a meno di affezionarmi a loro, come a degli amici! Attraverso le loro vicende sono stata coinvolta anche in aspetti politici e religiosi dell’India che ho trovato molto interessanti. Mi e’ venuta voglia di trascorrere un anno in India solo per poter assistere a tutti gli eventi, i rituali e le festivita’ religiose che vi si svolgono! Ogni tanto, quando non ero sicura di aver capito bene qualcosa, tromentavo il mio collega indiano con domande tipo: “nel libro c’e’ scritto che i bramini possono mangiare solo fra di loro e solo vegetariano. Lei mi ha detto di appartenere a una famiglia di bramini ma una volta abbiamo pranzato assieme e lei ha mangiato pollo…le regole sono cambiate???” Risposta: “ Be’ si’, la tradizione e’ importante, e tutti dobbiamo conoscerla ma le regole non vengono piu’ rispettate cosi’ strettamente come una volta.” Allora io: “ E i matrimoni misti? Sono ancora un problema?” Risposta: “Solo tra le classi piu’ basse. Tra gli attori di bollywood ci sono spesso matrimoni tra indu e musulmani”. Mmmm, che sia proprio cosi’ come dice lui? Tu che dici Silvia? L’india descritta in questo libro non e’ piu’ attuale?
RispondiEliminaCiao Karachan,
RispondiEliminami fa molto piacere che ti sia piaciuto il libro e che tu abbia provato lo stesso affetto che ho provato io per i personaggi.
Secondo me (ma è l'idea che mi sono fatta io) al giorno d'oggi in India convivono tradizioni antichissime e una modernità che invece ha superato queste tradizioni.
Nell'India del sud ho visto vietare matrimoni non solo interreligiosi, ma anche intercastali (a livello do sottocasta) anche fra persone di caste e classi sociali più alte.
Ho amici che piuttosto di mangiare un pollo "si butterebbero giù dalla finestra" (testuali parole, poi non so se lo farebbero veramente...). Altri che invece mangiano di tutti perché "non sono mica dei bigotti".
Quindi non so se sia ancora attuale in tutto e per tutto, ma sicuramente per molti strati della popolazione lo é ancora.
Ciao a tutti,
RispondiEliminal'ho iniziato da poco e sono più o meno a pag. 300... quindi solo all'inizio. (Per questo evito di rileggere i commenti a questo post che avevo letto tempo fa: non voglio anticipazioni!).
Il libro è bello e mi sta prendendo con sempre più forza. Confesso che ero perplesso prima di iniziarlo per vari motivi: prima di tutto la mole. Poi la grafica (ma chi ha scelto la copertina?) e i caratteri fitti fitti. Il colpo di grazia poteva venire dalla raccomandazione di Natalia Aspesi in retrocopertina. Per i miei gusti, c'erano abbastanza motivi per abbandonare l'impresa. Ma adesso sono contento di averlo iniziato e naturalmente spero di finirlo, ma non tanto in fretta!
PS per Silvia: ho scoperto che il tuo Vikram preferito è l'"altro". Ti confesso però che il mese scorso avevo iniziato 'Terra rossa' e non ce l'ho fatta. Probabilmente, in quel momento, avevo soltanto bisogno di un tipo di lettura più lineare. Ma chissà? Prima o poi lo riprenderò a leggere. Ma Giochi Sacri è altrettanto... complicato? (se mi passi il termine). Comunque grazie per questo blog: è super!
Ciao Scoronconcolo e grazie mille!
RispondiEliminaIn effetti molti sono impacchettati e confezionati come se fossero... dei pacchi, per l'appunto, in tutti i sensi! Io poi ce l'ho a morte con le copertine pseudo-esitiche.
Per fortuna (a volte) poi dentro c'è molto di più, come in questo caso.
Facci sapere come procede con la lettura!
A proposito del "mio" Vikram, no, Giochi sacri è molto meno dispersivo e arzigogolato (per quanto non si può dire che sia propriamente un libro lineare) di Terra rossa. Nonostante i numerosi personaggi, tutto si sviluppa attorno ai due protagonisti principali. Poi è molto più avvincente, quasi incalzante.
A me è piaciuto molto di più di Terra rossa (che già mi era piaciuto).
Ho finalmente finito di leggere il libro ieri!!
RispondiEliminaIl libro mi è abbastanza piaciuto; mi ha tenuto compagnia per quasi tre settimane e ha reso meno traumatizzante il mio rientro in Italia dall'India.
Alcuni personaggi sono davvero ben delineati, anche se altri sono un po' troppo caricaturiali benchè simpatici (vd. Meenakshi e il padre di Rupha Merah).
Mi è spiaciuto che la storia di Rashid sia stata poi liquidata in poche righe, peccato! Ritengo infatti fosse uno dei personaggi meglio riusciti e più profondi, ma l'autore verso la fine l'ha esageramente trascurato, così come ha Fatto con Saeeda Bai e Tasmeen che pur avendo ricoperto dei ruoi abbastanza importanti sono anch'esse state un po' abbandonate...
Chiaramente anche per me la parte politica è risultata la più indigesta, seppur interessante per capire anche il funzionamento cavilloso e purtroppo corrotto dell'India dei giorni d'oggi (vedi i famosi giochi del Commonwealth).
Paradossalmente i personaggi che più mi hanno deluso sono propri quelli principali: Lata e Maan. Inoltre ho trovato molta più difficoltà ad affezionarmi a loro; forse perchè in definitiva, pur ricoprendo un ruolo da protagonisti, sono troppo "umani" e quindi anche un po' banali.
I personaggi più riusciti a mio avviso sono: i signori Kapoor, Rashid (tranne alla fine) e la sua famiglia, e Haresh.
Chi avrei scelto io? Ovviamente l'alter-ego di Vikram Seth! Ma d'altro canto non sono una ragazza indiana degli anni '50!! ;)
P.s.: il commento di prima è il mio: DUDU, peccato che non mi ricordo più la password....
RispondiEliminaCiao Dudu,
RispondiEliminapure io sono tornata or ora dall'India (con lo zaino pieno di libri)! Però per il momento non inizio a leggere niente, devo riordinare pensieri e situazioni...
In quanto al Ragazzo, concordo che non tutti i personaggi sono sviluppati allo stesso modo.
A me piace molto Mahesh Kapoor e penso di essere l'unica persona sulla faccia della terra che ha apprezzato le parti politiche (c'è da dire che la politica in generale mi interessa molto, a tutti i livelli...)
E' vero che Lata è banale: in fin dei conti è una ragazza "normale", ma io mi ci sono affezionata per quello. Penso che la forza del libro sia quella di descrivere gente e situazioni "normali".
Il buon Mann Kapoor a me sta molto simpatico, anche se in effetti non è che ha tutta questa sottile psicologia.
Penso che tutte avremmo scelto il ragazzo che dici tu e che il ragazzo prescelto sia alla fine il peggiore dei tre (spero dicendo così di non aver svelato troppo della trama...).
Ma forse le nostre considerazioni nella scelta sono molto diverse da quelle della protagonista...
ciao e a presto!
L'ho finito adesso! Il Ragazzo giusto è un gran libro e non mi riferisco solo alla mole. Avendo poco tempo, mi ha accompagnato per tre mesi, ma ogni volta è stato un piacere leggerlo e difficile chiuderlo per passare ad altro. E' vero: per la gran parte non ci sono colpi di scena nè (facili) trovate e la storia scorre quasi lenta, ma è inesorabile, come uno di quei grandi fiumi che sembrano fermi, ma hanno una gran forza.
RispondiEliminaIl bello del libro sono i personaggi, con la loro vita normale e così plausibile. Dopo poco ti affezioni, ti sembra di conoscerli, ti sembra che vivano realmente.
Eppure la storia c'è e non è la questione del matrimonio di Lata. Alla fine chi sposerà Lata diventa quasi secondario, almeno per me. Anzi, Lata non è neanche il personaggio più interessante: molto più interessante Maan, per esempio... o Rashid, Saeeda Bai, Mahesh Kapoor, o la grande Rupha Mera che sembra davvero una perfetta madre italiana.
E che dire delle pagine sulla legge sullo zamindari? O sulla politica e le elezioni? A me hanno interessato molto anche quelle. C'è un'immagine dell'India degli anni cinquanta, con gli strascichi della partizione, il periodo successivo all'indipendenza, i terribili scontri tra le comunità, gli sforzi per ridistribuire la terra.... Sarà che dell'India mi interessa quasi tutto, ma ho letto molto volentieri anche quella parte.
E comunque il romanzo è ricchissimo di pagine davvero belle e affascinanti.
Non so se il Ragazzo giusto è un capolavoro, forse è semplicemente un bel libro, ma non è poco, no?
PS: approfitto ancora una volta per ringraziare Silvia per questo blog. Grazie. Gianni (o Scoronconcolo... non ho ancora imparato a gestire i miei nick)
Caro Gianni/Scoronconcolo,
RispondiEliminagrazie per questo tuo molto ben scritto commento sul libro!
Mi fa piacere che ti sia piaciuto, nella sua "grandezza" che è grande senza mai voler stupire.
Neanche secondo me è un capolavoro (e d'altra parte sono molto avara con il termine "capolavoro") ma sicuramente un buon libro, che consiglio sempre a chi ama l'India.
Saprai già che Seth sta lavorando sulla Ragazza giusta, quindi tieniti pronto per il seguito!