Chiara luce del giorno

di Anita Desai

Anita Desai è stata una delle prime scrittrici a essere conosciuta e tradotta al di fuori dell’India, ma io l'ho incontrata nelle mie letture molto tempo dopo, in un freddo inverno in Germania.

E in effetti con la Germania c'entra qualcosa: è nata (nel 1937) da una famiglia particolare, madre tedesca e padre bengalese, quasi una doppia origine in un’India ancora incerta che da lì a poco sarebbe divenuta indipendente.

La sua storia di scrittice è particolare. Durante la sua infanzia, infatti, parlava tedesco con la madre, hindi nella vita di tutti i giorni e a scuola scriveva unicamente in inglese. Questa convivenza linguistica è diventata con il tempo una trama di lingue meravigliosamente tessute insieme dall’inglese, che rende i suoi romanzi unici e particolari.

Chiara luce del giorno è uno dei miei preferiti.


Un viale nel giardino di una casa a Delhi, con rose appassite che si sgretolano appena a toccarle. Una casa grande, con i muri un po’ scrostati, con molte stanze vuote riempite solo dalla musica di vecchi foxtrot provenienti da un gracchiante giradischi. Un pozzo in giardino, da cui star lontani, con acqua scura e forse un segreto dentro. Una lettera in un cassetto, da conservare come una reliquia per non dimenticare mai il male subito, per non perdonare.

Due sorelle che si ritrovano in questa casa dopo anni: una è partita, ha sposato un diplomatico, ha avuto due figlie e ha girato per il mondo, l’altra ha vissuto lì dentro, prendendosi cura di tutto, di un fratello malato, degli affari di famiglia, del suo lavoro e della sua solitudine. Una alla moda e con le figlie vestite in jeans, l’altra con strisce di grigio fra i capelli e una striscia di vecchiaia nel cuore.
Sullo sfondo, una zia ormai pazza e due fratelli, anche questi opposti: uno malato, di cui bisogna prendersi cura, l’altro che da piccolo sognava di fare l’eroe e che, scappato lontano anche lui, vive un’agiata vita borghese.

Alcuni giorni da passare insieme. Un incontro che in realtà è già convivenza, una convivenza che si giustifica con la brevità di un incontro, il tutto descritto con un tono lieve e rassegnato, capace però di fare intuire sentimenti e passioni da cercare nei ricordi del passato, negli affetti trasformatesi poi in rancori male repressi.

E allora si ripercorre il passato, dove le vicende personali si intrecciano con quelle che hanno segnato la storia dell’India: l’indipendenza, la partizione, le tensioni religiose e i rapidi cambiamenti su uno sfondo che invece sembra immutabile.

Anita Desai descrive tutto questo in un romanzo delicato, scritto magnificamente, con parole che si aprono come rose e come rose appassiscono una volta lette, quasi le avessimo usate troppo, vissute troppo, anche noi lettori. Parole sempre giuste per cogliere leggere sfumature, storie non dette, o altre parole nascoste.

Per seguire un incontro che smuove qualcosa, un momento che fa chiudere con un passato un po’ troppo opprimente nel vuoto delle stanze della vecchia casa. E alla fine, un addio che è anche un arrivederci, un chiudere che forse è anche un riaprire, perché tutto è servito, perché nessuno può mai farcela da solo.

Commenti

  1. Ciao Silvia, la Desai è forse una dei miei scrittori preferiti (e nota che non ho detto "indiani"... ;-) ) io ho cominciato con 'Fuoco sulla montagna'...e ho giurato che non avrei più letto niente di suo, perchè l'ho trovato bellissimo ma straziante. Ovviamente non ho mantenuto la promessa ;-D e ho letto anche Notte e nebbia a Bombay (altrettanto straziante ma sempre bellissimo) e Chiara luce del giorno. Hai descritto benissimo perchè è un libro fantastico, concordo in pieno con te! Al solito, se leggerai anche gli altri, mi piacerebbe molto sapere che ne pensi.
    E buon weekend!

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  2. Cara Anto, questa volta non mi faccio trovare impreparata! Ho letto anche io Fuoco sulla montagna e Notte e nebbia a Bombay
    (ma quanti libri ci sono di cui vorrei scrivere...?).
    Fuoco sulla montagna l'ho trovato anche io molto straziante e soprattutto inquietante: è vero, quando lo si finisce verrebbe da dire "non voglio piú leggere libri così"`, ma alla fine rimane dentro.
    Di Notte e nebbia a Bombay mi è rimasto quel senso di estraniazione del protagonista.
    Dei tre, forse Chiara luce del giorno è quello che più lascia aperta la porta a un barlume di speranza...
    Anche Digiunare, divorare (anche se in inglese suona meglio: Fasting, Feasting) e In custodia mi sono piaciuti molto.
    Buon weekend anche a te!

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  3. Ma tu scrivi, scrivi, mi raccomando...quando hai tempo, ovviamente ;-D! e grazie per gli illuminanti consigli, pian piano mi sto leggendo tutte le tue recensioni (e acquistando...con i soldi che sono sempre meno, ultimamente gli unici ben spesi mi sembrano quelli per i libri, che non deludono - quasi - mai...) Beh, visto che ho rotto il ghiaccio con la Desai, e che tu li consigli, a questo punto cercherò anche gli altri!

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  4. Mi fa molto piacere che stai leggendo le recensioni e ti stai dando a folli acquisti: anche per me l'unica spesa sensata da fare sono i libri.
    Fammi sapere le tue opinioni, una volta letti: l'idea di questo blog è proprio quella di scambiare opinioni con chi condivide le mie letture.

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  5. Ciao silvia, ti seguo sempre, anche se il tempo di fare le cose con calma (comprare libri,leggerli, scrivere commenti...) ultimamente scarseggia un po'. Volevo solo dirti che ho comprato Fasting, feasting, e sono già caduta nel gorgo della prosa della desai...quando lo avrò finito ti dirò! buon lavoro (e lettura)

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  6. Bene mi fa piacere! (per Fasting, Feasting, per il tempo che manca un po' meno - anche perché io condivido lo stesso problema...)
    Fammi sapere, e buona lettura!

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  7. Ciao Silvia, ciao Cris!
    Scrivo lo stesso commento sul blog di tutte e due visto che avete dedicato entrambe un post a “Chiara luce del giorno”, libro che ho finito di rileggere questa mattina.
    C’e’ una frase di Bim che mi ha fatto riflettere:
    “ – Non trovi strano il modo in cui la vita, anziche’ scorrere come un fiume, procede invece a salti, quasi fosse trattenuta da chiuse che di tanto in tanto vengono aperte per permetterle di buttarsi fuori, in una sorta di inondazione? Ci sono lunghi periodi in cui non accade nulla, ogni giorno identico al precedente, lento, monotono, poi tutt’a un tratto qualcosa si spezza, si verificano eventi grandiosi…terribili…anche se sul momento non ce ne rendiamo conto, poi la vita riprende a stagnare fino alla nuova spinta, la prossima inondazione. Quell’estate…l’estate del ’47, fu certamente uno di tali momenti…”
    Mi sembra che all’inizio del romanzo Bim si trovi proprio in uno di quei momenti di stagnazione in cui nulla accade. Vive ormai da anni sola con Baba nella vecchia casa dove e’ nata e cresciuta. Poi arriva Tara che risveglia in lei i ricordi e i sentimenti di un altro periodo della sua vita, fin troppo ricco di avvenimenti accaduti uno di seguito all’altro, quasi precipitosamente, senza lasciare il tempo di fermarsi a riflettere. Questo e’ un romanzo che guarda dentro l’animo delle presone. L’abilita’ dell’autrice di tratteggiare i personaggi con tutte le loro piccole contraddizioni e’ ammirevole. La Storia dell’India fa da contorno al romanzo, ma e’ una Storia quasi “intimizzata” vista attraverso i protagonisti del libro. Questo mi e’ piaciuto molto. E’ proprio vero che non servono per forza colpi di scena o scenari avvincenti per rendere bello un romanzo! Quando chiudo l’ultima pagina di un libro e subito comincio a sentire nostalgia per i personaggi che mi hanno accompagnato per giorni (o anche solo poche ore…), allora so che e’ valsa la pena leggerlo. Confesso pero’ che mi e’ rimasta la curiosita’ di conoscere Raja da grande, di assistere all’incontro tra lui e Bim… ma forse e’ meglio cosi’, che questo non sia stato raccontato.

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  8. Ciao Karachan!
    Mi fa molto piacere che tu abbia riletto questo bel romanzo e grazie del tuo commento e dei tuoi spunti di riflessione!

    Anche secondo me la bellezza di questo libro (e di Anita Desai come scrittice in generale) sta proprio nell'intimizzazione: non ha bisogno di grandi eventi o colpi di scena, neanche storici (e lo dice una che ama invece i romanzi più propriamente "storici"), per dare corso alle sue storie, per fare affezionare ai suoi personaggi. I personaggi sono poi sempre un po' sofferti (come la figura di Bim), fragili e problematici, vittime di se stessi, ma profondamente umani.

    Anche io ho avuto la sensazione di un presente lento, statico, che trae la sua unica ragione (in positivo ma anche in negativo) da un passato più tumultuoso e veloce.
    Mi ha colpito, in quasi tutto il libro, la quasi mancanza di futuro: è tutto concentrato fra passato e presente.
    Si inizia a intravedere un po' di futuro solo verso il finale, in cui si apre finalmente un barlume di speranza. In questo senso secondo me lascia un po' di incertezza, anche io ho avuto la voglia che continuasse ancora un po', ma forse in questa voglia non soddisfatta sta proprio il rinascere della speranza.

    E ora? Quale sarà la tua prossima lettura?

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  9. Ciao Silvia,
    La mia prossima lettura “indiana” sara’ “Maximum city” di Suketu Mehta.
    Ho comprato questo libro gia’ in aprile, prima di scoprire il tuo blog, ma ancora non sono riuscita a leggerlo. Il problema e’ che quando entro in libreria non resisto alla tentazione di comprare libri che mi sembrano interessanti pur sapendo di averne a casa ancora molti che non ho mai aperto. Lo stesso mi capita con le riviste. Sono un vero disastro!
    Qualche tempo fa sono andata nella mia libreria preferita con la mia bella lista di libri che i tuoi preziosi consigli hanno contribuito ad allungare. Ho cominciato a tirare fuori dagli scaffali un titolo alla volta finche’ il braccio non ha cominicato a dolermi e la pila di libri che tenevo in precario equilibrio non ha cominciato a traballare. A quel punto mi sono diretta verso una delle comode poltrone con vista sul centro citta’ e ho cominciato a sfogliare un libro alla volta. Il primo e’ stato “I figli della mezzanotte” di Salman Rushdie. A questo ne sono seguiti altri, tra cui “Il ragazzo giusto” di Vikram Seth e li’ ho capito che non scherzavi quando hai scritto che ti piacciono i romanzi molto lunghi che sembrano non finire mai!!! Alla fine sono riuscita a trattenermi e non ho comprato nulla, ma da allora il desiderio di avere tra le mani almeno “I figli della mezzanotte” e’ molto forte e penso proprio che finito “Maximum city” andro’ a comprarlo anche perche’ io ho una certa predilizione per gli scrittori che fanno uso del realismo magico come alcuni autori sudamericani che mi avevano affascinato alcuni anni fa. Ovviamente ti faro’ sapere delle mie impressioni su questi libri appena possibile!

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  10. Ciao Karachan,
    come avrai gia' capito, ti consiglio vivamente tutti i libri che hai detto!
    Ti scrivo un po' velocemente perche' sono via, senza computer: ora sono da un computer dell'aeroporto e non so quando riusciro' a ricollegarmi di nuovo... e non tornero' fino a fine agosto.
    Ma spero che riprenderemo il discorso su queste fantastiche letture.
    A presto!

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  11. Eccomi tornata!
    Già iniziato Maximum city?

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