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Visualizzazione dei post da 2009

I giovani per i giovani

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Sempre per restare in tema di giovani scrittori indiani, è con grande interesse che ho letto questo articolo del Times of India , dove si parla appunto di giovani autori che scrivono principalmente per  altri giovani come loro: dinamici, moderni e affamati di storie da leggere tutte d'un fiato. La Penguin India sta infatti per lanciare una nuova collana, Metro Reads , che accoglierà questo genere di romanzi dai toni colloquiali che rispecchiano le vite dei "giovani d'oggi". In particolare, il mio entusiamo è dovuto soprattutto al romanzo Dreams in Prussian Blue di Paritosh Uttam, in uscita a febbraio 2010 in India. Forse qualche veterano di questo blog ricorderà che avevo parlato di Paritosh e del suo bellissimo blog sull' Indian Writing in English. Nel frattempo Paritosh è diventato un caro amico e un ottimo consigliere di mille letture (ed è bellissimo pensare di avere scovato uno scrittore indiano ancora prima che pubblicasse il suo primo libro

India. Cinque racconti, sei reportage, tre fumetti

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Autori vari, a cura di Gioia Guerzoni " Undici storie e tre fumetti per raccontare la vita delle nuove città-mostro indiane, degli avvenieristici centri direzionali di Delhi e delle popolose baraccopoli di Mumbai. Luoghi di storia millenaria proiettati in un futuro ipertecnologico e iperconsumista, comunque lontano da stucchevoli esotismi e cliché bollywoodiani. " Così recita la prima pagina di presentazione di questa antologia , che raccoglie la voce dei nuovi scrittori trentenni con studi all'estero che lavorano come giornalisti freelance, registi o disegnatori nelle megalopoli indiane. Fra loro i più conosciuti, almeno per me, sono Altaf Tyrewala (autore di Nessun dio in vista ) e Sonia Faleiro (di cui ho letto un libro su Goa). Storie di jeans, indumento amato ed odiato (le belle ragazze in questi racconti sono sempre in jeans, mentre le vecchiarde sempre in sari, e con rotoli di grasso in vita), di attrici di film porno, di domestiche degli slum che lavorano ne

Fuoco sulla montagna

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di Anita Desai Un altro romanzo di Anita Desai, scritto nel 1977, sconsigliato a chi già di suo è depresso o  in balìa di istinti suicidi, e consigliato invece a chi ha voglia e coraggio di addentrarsi nelle solitudini di tre donne in una casa sulle pendici aride e polverose dell’Himalaya. Anita Desai descrive con minuziosa esattezza i rumori e i movimenti della natura che circonda la casa della protagonista, grande e vuota e quasi assediata dal mondo esterno: le galline che becchettano e inghiottono golosomante pezzetti di vermi, il vento fra i rami ondulati dei pini, il frinire delle cicale, i passi di una mantide religiosa su un'emerocallide in fiore. Quella descritta è una natura che partecipa nella sua disarmante nudità alla vita degli uomini, non con paesaggi consolatori in cui perdersi e sognare, ma con una presenza inquietante, ostile e metaforica, dalla luce del sole che, " non più lacca, diventa colla ", dal " ronzio delle mosche troppo pigre per vol

River to river parte seconda

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Eccomi di ritorno dopo due (soli) giorni passati al River to river , il festival fiorentino dedicato al cinema indiano. Era il mio secondo anno ed è stato bello ritrovarsi fra appassionati (per la verità, dovrei dire "appassionat e ") di India e di tutto ciò che da laggiù proviene: film, libri, canzoni, racconti di viaggi, ricordi. I film ci hanno riportato fra le vie di Bombay, sotto il sole indiano, all'interno di tradizioni, di case, di città e di sentimenti vissuti sulle note di una canzone. Khargosh , un film delicato e appassionante dalla fotografia impeccabile, ci ha portato in un sonnolento villaggio indiano e nei pomeriggi di un bambino che fa da tramite a due giovani innamorati, portando lettere e messaggi e diventando loro complice fra il tintinnio di braccialetti e gli sguardi sognanti. Con il film di Deepa Mehta, Heaven on Earth , claustrofobico e durissimo, invece abbiamo seguito una giovane ragazza indiana del Punjab andata a sposarsi in Canada, un parad

Per Bhopal

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Segnalo due eventi emiliani per ricordare il 25esimo anniversario del tragico incidente industriale avvenuto a Bhopal nella notte del 2 dicembre 1984. 25 anni dopo, i veleni della fabbrica ancora contaminano la città e ancora le vittime non hanno ottenuto giustizia. Gli eventi sono entrambi mercoledì 2 dicembre: a Parma, al conservatorio Arrigo Boito dalle 18:00 in poi, Flames not Flowers ,  un programma per ricordare Bhopal con un doppio concerto e catering indiano. a Bologna, nel Palazzo Comunale alle 18:30, una conferenza organizzata da Amnesty International dal titolo Sviluppo economico e diritti umani: il caso dell'India a 25 anni dal disastro di Bhopal . Immagino ci saranno altri eventi in altre città: se qualcuno ne è a conoscenza, ben vengano le segnalazioni. Già che ci sono, ricordo e invito a leggere Animal di Indra Sinha, il bellissimo romanzo che parla di questa tragedia in modo originale e potente.

River to River 2009

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Anche quest’anno andrò al River to River , il festival dedicato al cinema indiano che si terrà dal 4 al 10 dicembre 2009 al Cinema Odeon di Firenze. Quest’anno la retrospettiva è dedicata a Guru Dutt e il programma pare interessante. L’anno scorso era stata una vera e propria gioia incontrare altri appassionati di India conosciuti fra blog e forum e condividere con loro alcuni bellissimi film . Non vedo l’ora di incontrare nuovamente tutti e di conoscere chiunque si voglia unire a noi.

In custodia

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di Anita Desai Polvere. Mulinelli di polvere soffiano fra le pagine di questo bel romanzo di Anita Desai, pubblicato nel 1984 e arrivato nella shortlist del Booker Prize di quell'anno. Polvere. Nelle strade della grigia e triste città di provincia dove abita Deven, polveroso e grigio insegnante di hindi in un college. Nelle parole di un grande poeta: “ prima che il Tempo ci riduca in polvere... ”. E, sotto i cartelloni pubblicitari e nei vicoli antichi, anche nella gloriosa Delhi, culla di una cultura ormai in decadenza. Deven viene arruolato da un amico d’infanzia, direttore di una rivista di poesia urdu, per intervistare  Nur, celebre poeta di Delhi: un'opportunità unica di conoscere la leggenda vivente della poesia urdu, proprio per chi si è dovuto accontentare di insegnare hindi a studenti insofferenti e a sperare inutilmente di veder pubblicata qualche sua poesia. Ma entrando in casa del poeta, si accorge come le vette elevate della poesia siano un ricordo ormai l

Fratelli di sangue

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di M.J. Akbar Questo è esattamente il libro che volevo: la storia di una famiglia indiana (quella dell'autore), che attraversa tre generazioni (due e mezza, per la precisione), dalla carestia del 1870 in Bihar fino al 1968 in Bengala, attraverso nonno, padre e figlio. Fratelli di sangue di M.J. Akbar è un libro che ho letto con molto piacere e interesse, senza sorprese, pagina dopo pagina, giorno dopo giorno, come succede in un matrimonio felice. Tutto inizia con la fuga del nonno dell'autore dalla carestia del Bihar, quando, ancora bambino, orfano e in fin di vita, approda al villaggio di Telinipara, vicino a Calcutta, alla porta di una coppia musulmana senza figli che lo accoglie con sé. Indù di nascita, decide di convertirsi all’islam per riconoscenza verso la madre adottiva, e insieme a lui impariamo a poco a poco le tradizioni e i riti islamici del subcontinente. Il villaggio di Telinipara, con la sua Victoria Jute Mill , la fabbrica di iuta fondata dagli ingles

Circostanze incendiarie

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di Amitav Ghosh L'ho inziato immediatamente dopo l'incontro di Amitav Ghosh al festival di Mantova (se il festival della letteratura era banalmente un'operazione di marketing, devo dire che ha funzionato alla perfezione). 17 reportage che spaziano fra il Tibet, le isole Andamane dopo lo tsunami, l'Egitto, la Cambogia, la Birmania, New York, il confine fra Pakistan e India, lo Sri Lanka, Calcutta. Alcuni si possono leggere, in inglese, anche sul sito di Ghosh . Più che reportage sono in realtà un misto di note di viaggio e di riflessioni personali, di ritratti e di resoconti narrativi, dove le microstorie e i personaggi anonimi riescono, meglio di mille analisi storiche e politiche, a spiegare una geografia umana che non sempre coincide con quella disegnata sugli atlanti. Le circostanze incendiarie del titolo, ovvero i focolai di violenza che stanno forgiando il mondo, sono il filo conduttore di questa raccolta di saggi scritti in momenti diversi. In particolar

Password

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Contemporary Malayalam short stories a cura di Prem Kumar Continuo imperterrita con questa carrelata di autori malayalam vecchi e nuovi (poi prometto di smetterla). Questa volta siamo nel Kerala moderno, con autori per lo più giovani, fra cui molti esordienti : Password è un'antologia di racconti malayalam tradotti in inglese, curata (lo ammetto) da un mio caro amico. La casa editrice che l'ha pubblicata, Yeti Books, è una piccola casa editrice che pubblica autori indiani e internazionali che appartiene a un altro caro amico, Thacom Poyil Rajeevan . Ho quindi un evidente problema di conflitto di interessi, ma penso che se sia dichiarato non ci sia niente di male... E poi altrimenti mai e poi mai sarei venuta a contatto con questi autori e queste storie. I racconti sono brevi istantanee di un Kerala molto diverso da quello che ci è arrivato tramite altri autori (per esempio Arundhati Roy o Anita Nair), non magico, non favoloso, per nulla esotico. Questi giovani scritto

Indulekha

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di O. Chandu Menon Due giovani sono innamorati, ma un nobile ricco e potente vuole lei in moglie, a tutti i costi. Ricorda qualcosa? No, non è I Promessi sposi , ma Indulekha . Il suo autore, O. Chandu Menon (1847-1899), lo scrisse nel 1889 e, anche se tecnicamente è il secondo romanzo in lingua malayalam, viene di fatto considerato il primo in ordine di importanza, quello che ha definito la narrativa malayalam moderna, che ha dato dignità letteraria alla lingua parlata nella vita di tutti i giorni, rompendo con la tradizione della lingua sanscritizzata fino ad allora usata in letteratura. Lei, Indulekha, è una giovane colta e determinata, un po' come il suo innamorato: intelligente, bello, istruito e di idee moderne. Il don Rodrigo in questione è un nambuthiri , un appartenente alla casta bramina, con tutti i privilegi possibili, letteralmente ricoperto d'oro, abituato a veder soddisfatto ogni suo desiderio. Il matrimonio che vorrebbe concludere con Indulekha è

Una certa ambiguità

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di Gaurav Suri - Hartosh Singh Bal “L'intento principale di Una certa ambiguità è mostrare al lettore che la matematica è bellissima.” Così inizia, nella nota degli autori, questo “ romanzo matematico ”, scritto a quattro mani da due matematici indiani. Forse però questo non era il libro giusto per me. Non perché non mi piaccia la matematica, al contrario proprio perché che la matematica fosse bellissima l'ho sempre pensato e non c'era alcun bisogno di convincermi. Una certa ambiguità racconta come Ravi, un giovane studente indiano a Stanford, scopra la matematica quasi per caso, con un corso sul concetto di infinito non previsto nel suo piano di studi. Allo stesso modo, sempre per caso e grazie alla matematica, in parallello Ravi scopre a poco a poco le vicende giudiziarie dell'amato nonno matematico (morto quando lui era bambino), arrestato per “blasfemia” in una piccola cittadina di provincia americana, nel lontano 1919. C'è molta più matematica che India, in t

Musica, libri, danza, pakora e samosa a Polesine

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Tempo di festival, senza dubbio. Lo scorso weekend ero a quello di Internazionale a Ferrara, a sentire un intervento di Steven Johnson sui nuovi mezzi di informazione (blog, social network e varie altre diavolerie sul web). Una delle obiezioni del pubblico è stata se così non si diventa alienati a stare ore al computer perdendo il contatto con la vita reale. Steven Johnson ha risposto che al contrario il web dà molte occasioni di incontrarsi nella vita reale e spinge, sempre si vuole, a uscire e ritrovarsi con persone che condividono gli stessi interessi, a venire a conoscenza di eventi e di luoghi che altrimenti resterebbero ignoti. Come preannunciato, ieri sono stata al festival Namastè Italia , a Polesine Parmense, piccolo paesino sul Po nella bassa parmense, in cui mai mi sarei sognata di andare se un giorno di maggio del 2008 non avessi iniziato a scrivere questo blog. La mia giornata è iniziata con il concerto di sitar e tabla di Nadim Khan e Arup Kanti Dass che hanno

Il Festival Namastè Italia a Polesine Parmense

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Segnalo il Festival delle culture Italia-India, Namastè Italia , che si terrà il prossimo weekend (9-11 ottobre) a Polesine Parmense (PR). Riporto qui il programma, ringraziando chi ha avuto il buon cuore di invitarmi e facendo notare che l'evento Letterature che si incontrano di sabato 10 ottobre alle 17:00 è abbastanza imperdibile... VENERDÌ 9 OTTOBRE ore 18.00 Le autorità incontrano la stampa e il pubblico per la presentazione di Namastè Italia ore 21.00 Marionette indiane spettacolo di Naurang Ji SABATO 10 OTTOBRE ore 11.00 Turismo Italia India incontro con Bashir Khan ore 13.00 Pranzo: gastronomia indiana ore 15.30 Concerto sitar di Nadim Khan e Arup Kanti Dass ore 17.00 Letterature che si incontrano con Guido Conti, Silvia Merialdo, Vincenzo Mingiardi, Alessandro Vescovi ore 19.30 Cena : gastronomie italiana e indiana ore 21.30 Sul fiore di loto di Simona Zanini. Teatro-danza classico indiano in stile Bharata Natyam (1a nazionale) DOMENICA 1

Il Mahabharata su Twitter

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Cercando qualche link per il post precedente su MT Vasudevan Nair (che poi alla fine neanche ho messo), mi sono imbattuta in questa notizia : Chindu Sreedharan, un lecturer indiano della Bournemouth University in Inghilterra, sta raccontando il Mahabharata sulla sua pagina di Twitter , che non a caso ha chiamato Epic retold . Il più lungo poema epico della storia dell'umanità "fatto a pezzi" in tanti piccoli post di massimo 140 caratteri. Non c'è dubbio che il dono della sintesi sia molto apprezzato oggi... Chindu Sreedharan ha iniziato a fine luglio e finora ha scritto 205 post (o meglio, tweets). E' stato ispirato proprio dalla lettura di Randamoozham di MT Vasudevan Nair, che ha riletto più volte, e nei suoi post ha scelto il punto di vista di Bhima. Nel postare su Twitter poi ha seguito prevalentemente Bhimsen, un'altra riscrittura del poema, che Prem Panicker ha scritto sul suo blog , a sua volta ispirata a Randamoozham e quindi ancora riscri

Randamoozham (Second turn)

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di MT Vasudevan Nair Il Mahabharata secondo Bhima MT Vasudevan Nair è un altro degli scrittori in lingua malayalam (la lingua del Kerala) che ho letto in traduzione inglese. Più spesso chiamato semplicemente MT, scrittore, sceneggiatore e regista, è nato nel 1933 in un piccolo villaggio ed è uno degli autori contemporanei più amati in Kerala. Randamoozham (tradotto in inglese con Second turn ) è forse il suo capolavoro: l'autore reinventa la storia del Mahabharata, rivisitandola dal punto di vista di uno dei suo protagonisti, Bhima. Per far questo MT " legge fra le righe, espandendo i silenzi della narrazione ", trovando spazi e tempi per sentimenti nuovi fra la miriade di storie, digressioni e personaggi. Nel Mahabharata , il grande poema epico indiano, Bhima è il secondo dei Pandava, i cinque fratelli che combattono per il regno contro i cugini Kaurava nella grande lotta fra Bene e Male. Bhima è figlio del dio del vento e la sua caratteristica principale

Vaikom Muhammad Basheer

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Vaikom Muhammad Basheer è arrivato nella mia vita in un triste giorno d'inverno in Germania, uno di quei giorni in cui ti chiedi "ma cosa ci faccio qui" e sogni di essere Altrove. E' arrivato a sorpresa nella cassetta della posta, in una busta marrone consunta, con il suo libro di racconti Poovan bananas and other stories che odorava di India, anche se io ancora quell'odore non lo conoscevo perché in India non c'era mai stata. Me l'aveva mandato Prem, un amico indiano appena conosciuto per email che mi voleva far conoscere il suo scrittore preferito. Non sapevo chi fosse, né sapevo che da lì a pochi mesi, sempre grazie a Prem, avrei conosciuto sua figlia e parlato di lui, dei suoi libri e della sua vita, sorseggiando chai in una libreria di Calicut, in Kerala. Però mi è subito entrato nel cuore, portandomi per primo sulla spiaggia di Calicut, negli anni Trenta, dove i giovani gandhiani si facevano picchiare ne

La ragazza giusta

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Ho letto solo in questi giorni l'annuncio che Vikram Seth sta scrivendo un sequel del suo celebre romanzo Il ragazzo giusto . Il sequel sarebbe ambientato nell'India di oggi e seguirebbe le vicende di Lata, la protagonista in età da marito del Ragazzo giusto , ormai diventata nonna, in cerca a sua volta della "ragazza giusta" per il nipote. Il tutto dovrebbe essere una scusa per addentrarsi nell'India contemporanea e forse anche in altre nazioni. Il titolo non potrà che essere La ragazza giusta e il sequel è annunciato per il 2013, vent'anni dopo Il ragazzo (come vola il tempo...), il che dovrebbe lasciare abbastanza tempo (ma non troppo per la verità, visto che le pagine sono 1600 e che appunto il tempo vola) per leggersi o rileggersi il bel romanzone di Seth. Sono sempre scettica sui seguiti di ogni tipo, che il più delle volte mi sembrano delle basse operazioni commerciali. Ma penso che Seth sia uno scrittore serio e quindi colgo l'occasione

Amitav Ghosh a Mantova

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Anche se sto iniziando a diventare un po' allergica ai vari festival che ormai impazzano per l'Italia, quello della letteratura di Mantova , appena concluso, mi è sempre piaciuto. Quest'anno c'era un'intera retrospettiva dedicata ad Amitav Ghosh , con ben tre incontri su diversi temi della sua varia e raffinata scrittura. Quello che mi interessava di più, incentrato sulla saga familiare e i romanzi storici, era proprio nell'unico giorno in cui non potevo andare. Mi sono "accontentata" dell'incontro di sabato, condotto da Franco La Cleca e Giuseppe Cederna e dedicato ai reportage di Ghosh, Estremi Orienti e Circostanze incendiarie , due libri che fra l'altro non ho ancora letto. Nella bella cornice del teatro Bibiena, Ghosh ha risposto alle domande su che cosa significhi essere indiani, su quale ruolo ha nel mondo di oggi un popolo di emigranti a contatto con realtà molto diverse fra loro, un popolo che conosce degli estremi che noi,

Il caso dei manghi esplosivi

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di Mohammed Hanif Avvincente. Fino dalle prime pagine, fin dalla copertina. Ed esplosivo. Tanto che, nonostante mi fossi imposta di staccare completamente dai libri indiani (e pakistani) almeno per le ferie estive, quando ho visto A case of exploding mangoes in una libreria indonesiana, non ho saputo resistere e l'ho subito comprato. Anche se la regola d'oro (anche questa auto-imposta con scarsi risultati) mi impone di evitare libri con le parole "odori e colori", "spezie", "matrimonio combinato", "mango", non dico in quarta di copertina ma almeno del titolo, ho pensato che se i manghi erano esplosivi forse un'eccezione alla regola si poteva anche fare. Non sarà un capolavoro immortale della letteratura, ma Il caso dei manghi esplosivi è uno di quei libri ben scritti, ben costruiti, con intelligenza e sarcasmo, che sono difficili da abbandonare, che si leggono tutti d'un fiato e che poi si ricordano per un po' (tant

Ritorno

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Ritornare nel piccolo mondo di questo blog è come perdersi nella dolcezza di un ritorno a casa, dopo la pausa estiva che mi ha portato in altri luoghi, in altre storie e in altri libri, anche se sembra che l'India mi segua ovunque io vada (ma in realtà sono io che cerco, e trovo, la sua influenza in ogni angolo remoto e inaspettato). Questa volta mi hanno seguito le storie di Rama e Sita che sono diventate nuove storie, interpretate da marionette intarsiate belle come opere d'arte e da danzatori che ballano con il fuoco. Mi hanno seguito i monumentali templi induisti e buddhisti e anche le sue moschee, arrivate proprio dal Gujarat indiano, con le preghiere notturne per il Ramadhan che hanno cullato i miei sogni. Le offerte a Durga e a Ganesh e le cerimonie di cremazione. I film di Bollywood (tutti doppiati) ogni giorno in televisione. (per la cronaca: sono stata in Indonesia...) Ritorno con qualche idea per il piccolo mondo di questo blog (sono solo buoni propositi, no

Il fondamentalista riluttante

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di Mohsin Hamid Sentiamo solo la sua voce. Sappiamo quello che succede intorno a lui, in quel caffè nel centro del vecchio bazar di Lahore, immaginiamo le affermazioni del suo interlocutore, un americano, dalle sue risposte, ci muoviamo attraverso le ore della giornata attraverso i suoi ordini al cameriere di tè, pranzi e cene. Siamo anche prigionieri della sua storia, impossibilitati ad andarcene via o a muovere gli occhi attorno distraendoci, proprio come l'americano davanti a lui, a cui racconta tutta la sua storia. Ascoltiamo cosí anche noi, riluttanti o meno, la storia di Changez, giovane pakistano con laurea a Princeston, ingaggiato da una società finanziaria newyorkese, simbolo del sogno americano, incarnazione dell'ideologia del successo e del cambiamento, con i suoi stipendi da capogiro, le sue missioni per il mondo a svendere aziende, e con la sua relazione con una ragazza ricca, giovane e bella. Ma a poco a poco la fiducia in questo sogno mostra le sue crepe,

Le linee d'ombra

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di Amitav Ghosh Forse bisognerebbe leggere questo splendido romanzo (pubblicato nel 1988) almeno due volte, una di seguito all’altra. Perché qui la linea d’ombra conradiana si moltiplica in più linee, multiple e plurali, che vanno in direzioni diverse, così che diventa più sottile disegnare, nella prima lettura, tutte le linee immaginarie che attraversano situazioni e personaggi, che si snodano nel tempo nel loro ordine non cronologico che tocca eventi e tempi apparentemente diversi e distanti, quelle linee che giacciono dentro la storia, dietro la Storia. La voce narrante del protagonista, fin da bambino, del cugino Tribid segue ammirato le fantasie, i racconti, i viaggi reali e immaginari, le amicizie e le parentele fra Calcutta, Londra e Dacca, le linee sul suo altante mondiale – quelle che separano gli Stati e quelle, che, misteriosamente, li uniscono, come cerchi tracciati con il compasso sulle pagine. Tribid, con i suoi racconti, regala mondi per viaggiare e occh

La stanza della musica

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di Namita Devidayal "Tornai a Kennedy Bridge la settimana successiva. Durante la nostra prima lezione, Dhondutai mi invitò a chiudere gli occhi e ad ascoltare il fedele compagno dei cantanti, il tanpura. Io ero incuriosita dallo strumento, che somiglia a un sitar, ma produce solo quattro note, ripetute senza sosta. Dhondutai passò le dita sulle corde e un suono grave, ritmico e ipnotico, prese a colmare la stanza, creando un costante mormorio di serenità. Ben presto, tutti i rumori dell’ambiente - il ronzio del ventilatore, il ticchettare smorzato dell’orologio da tavolo, le grida occasionali dei bambini e degli ambulanti per la strada, il russare sommesso di Ayi, il sibilo della pentola a pressione in cucina - trovarono il loro posto in rapporto a quel suono di sottofondo. Da allora in poi, il nostro linguaggio fu quello della musica." È attraverso le lezioni di Dhondutai, che Namita Devidayal, autrice di questo libro di grande successo in India e ora in uscita anche

Kamala Das

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È da un po’ che volevo tornare dove per me tutto iniziò, in Kerala, e scrivere di Kamala Das, poetessa e scrittice in inglese e in malayalam. Volevo tornare in quella calda mattina all’università di Calicut, passata a parlare per ore con Sreeta, una dottoranda immersa nei suoi studi sui poeti contemporanei del Kerala. Ricordo che Sreeta mi disse: se ti potessi fare un solo nome, fra tutti i miei poeti, senza dubbio sarebbe quello di Kamala Das. Mi è giunta solo ora la notizia che la poetessa indiana è morta domenica scorsa, il 31 maggio, a 75 anni, in un ospedale di Pune. Nata in Kerala nel 1934 da una famiglia indù, Kamala Das venne data in sposa a 16 anni a cugino più anziano di lei con cui si trasferì a Calcutta. Personalità controversa e rivoluzionaria, descrive nei suoi racconti e nelle sue poesie le emozioni intime e intense di una donna indiana in una società in cui è difficile poter parlare dei propri sentimenti. Nel 1999 si è convertita all’Islam, fra critiche e scalpor

Umrao Jan Ada

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di Mirza Mohammad Hadi Ruswa È evidente che non sono una grande esperta di ordini on-line. Solo dopo aver letto la traduzione inglese dall’urdu di David Matthews ordinata su amazon (un libro dall'inconfondibile odore di India), mi sono accorta che avrei, forse, potuto aggiudicarmi quella italiana, cioè questa: M. M. H. Ruswa, L a cortigiana Umrao Jan Ada (romanzo indiano) , traduzione dalla lingua urdu e cura di Daniela Bredi, L'Harmattan Italia, 2001 Ma la verità è che non ho saputo resistere al primo titolo apparso e l'ho subito ordinato. È stato principalmente il film di Muzaffar Ali con Rekha, del 1981, a spingermi a leggere questo romanzo, ma anche il fatto che, in quasi ogni dove, Umrao Jan Ada , scritto da Mirza Mohammad Hadi Ruswa (1857-1931) e pubblicato intorno al 1900, viene battezzato come "il primo vero romanzo urdu". Non potevo certo rischiare di perderlo. Amo i primi romanzi di una lingua, solidissimi e forse un po' ingenui, ai nost